Alberto Giacometti e l'Ombra della Sera
Alberto Giacometti e il capolavoro etrusco l'Ombra della Sera.
Reggio Emilia, Palazzo Magnani 28 settembre - 13 ottobre 2013.
Volterra, Museo Guarnacci 19 ottobre - 03 novembre 2013.
Sono stata a Palazzo Magnani di Reggio per vedere la terza edizione di Arte in agenda.
L'evento di quest'anno mette a confronto la statuetta etrusca del terzo secolo a. C. (nota come l‘Ombra della Sera) con la Femme debout Di Alberto Giacometti del 1956.
L'esposizione è purtroppo molto breve, solo un mese tra Reggio Emilia e Volterra, ma è decisamente da non perdere.
Qui a Reggio si entra a gruppi, al seguito di una guida (uno storico dell'arte della Fondazione Palazzo Magnani) che fornisce alcune informazioni sulle due opere.
L'introduzione dura circa 15 minuti e poi si è liberi di restare nella sala per tutto il tempo che si vuole.
Ho apprezzato questo modello di visita, che consente di avere accesso ad alcune informazioni importanti e allo stesso tempo di seguire i propri tempi senza altri vincoli.
Il biglietto inoltre costa poco (5 euro) e la brochure è compresa nel prezzo.
Ombra della Sera, III secolo a.C.
Sconosciuto
Mentre guardavo L'Ombra della Sera accanto alla Femme debout mi son chiesta non tanto quale fosse il legame che le univa (il fuoco teorico di Giacometti sull'arte antica e sullo studio delle forme arcaiche è molto chiaro) ma quale fosse stato il percorso che lo scultore svizzero aveva seguito per arrivare a realizzazioni così affini alla scultura votiva etrusca, perché è chiaro che non si tratta di una elementare citazione del passato ma del raggiungimento di un traguardo personale.
Ci dicono, ed è noto, che Giacometti si rifletteva nelle forme dell'arte antica; cercava un legame tra il linguaggio arcaico e quello contemporaneo, che le sue opere presentano spesso, dalla metà degli anni venti, forme quasi astratte ma anche in qualche modo analoghe ad espressioni dell'arte antica, tanto che alcune opere sono state assimilate all'arte cicladica.
Giacometti aveva studiato tutto: Giotto a Padova, Tintoretto a Venezia, aveva visitato Roma, Firenze e Napoli. A Parigi si era avvicinato al cubismo e in seguito aveva partecipato attivamente al movimento surrealista.
Il suo interesse si era poi improvvisamente indirizzato verso lo studio della figura.
Questo nuovo orientamento, che restava comunque distante dal naturalismo, gli era costato l'allontanamento dal gruppo dei Surrealisti.
Mi chiedevo quale fosse il motivo che poteva averlo spinto ad allontanarsi da un terreno conosciuto e da un modello espressivo apprezzato, per avventurarsi su un terreno tanto accidentato e verso una nuova ricerca lunga e faticosa.
Prima di approdare alle realizzazioni del dopoguerra con donna in piedi o uomo che cammina, Giacometti si era misurato, per un lunghissimo periodo (circa dieci anni) con opprimenti difficoltà espressive e con l'incapacità di partecipare ad esposizioni.
Allora mi sono andata a guardare (sul solito fantastico Art e Dossier) le sue opere in ordine cronologico, da quelle quasi astratte della seconda metà degli anni 20 fino ai gruppi degli anni 50. Sono rimasta colpita soprattutto dai gruppi, 4 donne su basamento, 4 figurine su base e foresta (tutti del 1950) e ho visto che le figure erano come alberi, allungate e ancorate al suolo, fisse e filiformi.
Quattro donne su basamento di alberto giacometti, 1950
Alberto Giacometti
Foresta, 1950
Alberto Giacometti
Ho associato le figure-albero di Giacometti ai cipressi di Van Gogh, alla descrizione che ne fa in una lettera al fratello: “i cipressi mi preoccupano sempre….il cipresso è bello come legno e come proporzioni, è come un obelisco egiziano. E il verde è di una tonalità così particolare. E’ una macchia nera in un paesaggio assolato, me è una delle cose più interessanti, la più difficile da dipingere che io conosca”.1)
Il sacro, l'immutabile, l'imperituro sono allo stesso tempo intangibili e immateriali e allora mi è venuta in mente la Pietà Rondanini: rielaborata per 15 anni e sempre più allungata nelle forme, ridotta, alleggerita e semplificata e ho pensato che in qualche modo il processo fosse il medesimo.
Pietà Rondanini, 1564
Michelangelo Buonarroti
Mi è sembrato allora che l'arte sacra del terzo secolo a.C. si fosse in qualche modo riprodotta, come se esistesse una specie di memoria collettiva non accessibile a tutti ma solo a chi dolorosamente e faticosamente sia capace di seguire e completare il percorso.
Nel decennio successivo, ancora una volta Giacometti cambia strada, le opere degli anni 60 diventano sempre di più cariche di angoscia e di sgomento, componenti che si non ritrovano nelle ombre etrusche e generalmente nemmeno negli uomini-albero degli anni 50.
Come se la scoperta di un archetipo dell'assoluto non fosse sufficiente a placare (se non forse solo temporaneamente), il senso di pena e di inquietudine dell'esistenza.
Ombra della Sera, III secolo a.C.
Sconosciuto
1)Vincent Van Gogh
Lettere a Theo
Ugo Guanda Le Fenici 2013
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